di Gian Italo Bischi
Giuseppe Mussardo, fisico, scrittore e documentarista, si era già occupato di Bruno Pontecorvo (uno dei ragazzi di via Panisperna che negli anni ’30 fecero di Roma uno dei centri di eccellenza mondiali della nuova fisica nucleare) nel 2013, per un documentario realizzato in occasione del centenario della nascita, si veda:
Scienziati da film. Intervista a Giuseppe Mussardo
A distanza di 10 anni torna a occuparsene perché il materiale che aveva accumulato, e che ha continuato a raccogliere, su questo discusso, intrigante e per molti versi affascinante protagonista della fisica del Novecento, è davvero tanto, molto di più di quello utilizzato nel documentario.
Affetto da quella che lo stesso autore, nell’introduzione al volume, definisce “sindrome di Pontecorvo”, ha sentito il bisogno di offrirci un ritratto più completo e maggiormente corredato di notizie sulla scienza, la società, la politica di quegli anni. Infatti, quando Pontecorvo sparisce nel 1950 non si sa nulla di lui per cinque anni. Tutte le ipotesi sono possibili, come accadde per un altro dei ragazzi di via Panisperna, Ettore Majorana, misteriosamente scomparso nel 1938, che è anche l’anno in cui Fermi vince il Nobel e scappa negli Stati Uniti, dato che il 1938 è anche l’anno in cui il partito fascista in Italia emana le leggi razziali. Invece la scomparsa di Pontecorvo avviene in piena guerra fredda, e subito il pensiero dell’occidente corre all’URSS, che potrebbe carpire importanti informazioni da uno dei fisici più famosi del mondo. E in effetti riappare come Bruno “Maksimovič” Pontecorvo sulla «Pravda» e rivendica la scelta dell’asilo politico, con una nuova vita a Mosca per sé e per la sua famiglia. Chissà se era consapevole fin dal 1950 che si trattava di una scelta senza possibilità di ritorno. Molte risposte sono in questo corposo volume, che si legge come un romanzo per la narrazione fluida e amichevole, pur essendo ricco di notizie, aspetti umani e sociali oltre a quelli scientifici e politici. Notevoli anche le fotografie fornite dal figlio Gil, che approdò insieme al padre in Russia all’età di 12 anni. Un avvertimento è d’obbligo prima di leggere il volume: attenzione, la sindrome è contagiosa e, come ci fa notare Mussardo, non è ancora nota una cura.